Usata in italiano come avverbio, l’espressione “oltre” è densa di significato. Essa, infatti, rimanda al trascendente, alla capacità di guardare, al di là dei propri limiti e confini, ciò che di più autentico c’è nell’uomo.
L’oltre offre la possibilità di affacciarsi alla dimensione del Divino, dell’infinito, dell’eterno; ma anche di vedere l’uomo nella sua essenza, oltre l’apparenza corporea e la mera materialità da cui si rischia di essere schiacciati. Chi va oltre sa vedere l’altro nella sua integrità, nelle sue fragilità, con i suoi limiti, ma anche nella sua completezza di persona.
Papa Francesco si sofferma più volte sulla necessità dell’andare oltre per vedere l’altro attraverso gli occhi dell’Amore. Questo è uno degli aspetti più interessanti e più belli dell’enciclica “Fratelli tutti” che ci costringe a riflettere: per accogliere l’altro ci si deve porre nella prospettiva dell’andare oltre: oltre l’individualismo e l’egoismo, oltre ogni barriera e frontiera, oltre la manipolazione e la violenza, oltre l’appartenenza a confini geografici o ad una nazione. Andando oltre ci si avvicina all’uomo, specchio della divinità e, superando le “ombre di un mondo chiuso”, si pone attenzione alla dignità della persona in quanto tale e si costruisce amore.